giovedì 7 febbraio 2019

L’incubo di Trump

C’era una volta una storia, anzi c’è, con protagonista un bambino.
Il bambino si chiama Trump.
Di nome Joshua e di cognome come l’altro, quello che in questo momento sta parlando.
Donald Trump è l’altro, e racconta una storia.
C’era una volta, quindi, la storia di un muro.
Un muro da costruire per dividere due popoli che sono lo stesso popolo e separare altrettante terre che sono il medesimo pianeta, laddove si osservino entrambe dalla giusta distanza.



Lassù, nel cielo, e quaggiù, ovvero là dentro, nella parte più lucida del nostro cuore.
Di conseguenza, c’era una volta, anzi c’è, un bambino che si chiama Trump, di nome Joshua che ascoltando la storia del muro di Trump, l’altro, quello grande, si addormenta e fa un sogno.
C’era una volta, quindi, il sogno di un bambino che si chiama anche lui Trump, ma è Joshua, non Donald, che sogna un folle dal volto impiastricciato di un arancione inquietante e il capo sormontato da un parrucchino grottesco, che pretende di esser preso sul serio parlando di spendere miliardi di dollari per costruire un muro, con cui dividere due popoli che sono lo stesso e separare nazioni che son fatte della stessa terra, allorché la si guardi dalla giusta distanza.
Lassù, con gli occhi delle sagge stelle, ovvero qua dentro, nel cuore di una storia che capirebbe anche un bambino.
Difatti, c’era una volta un uomo di cognome Trump, di nome Donald, che come un bambino prigioniero di un incubo orribile, invece di svegliarsi desidera intrappolarci con lui nel suo tremendo delirio di paura e solitudine.
C’era una volta la storia di entrambi, che finirà soltanto quando Trump, quello di nome Joshua, aprirà gli occhi e ci dirà: “State tranquilli, non c’è nulla di vero in quello che avete udito.”
È stato solo un sogno...


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